giovedì 13 settembre 2012

"L'uomo della provvidenza" - Arrigo Petacco

Iniziamo subito col dire che questo è un libro che aggiunge poco alla conoscenza della storia del fascismo.
L'autore ha preferito approfondire aspetti personali della vita,ad es dedicando diverse pagine ai suoi primo romanzi giovanili "L'amante del cardinale" e "La tragedia di Mayerling".
Viene invece dedicato poco spazio al periodo di nascita del fascismo (1919-1920 il "biennio rosso"): era il periodo degli scioperi, derivati dalla miseria cui era piombata l'Italia dopo la prima Guerra mondiale.
Il fascismo e i fascisti erano lo strumento ideale per contrastare questi moti: diversi ambienti, da quallo religioso a quello finanziario a quello politico temevano che in Italia succedesse quello che era già capitato in Russia. La rivoluzione.
Nel libro si afferma che la Marcia su Roma fu una mezza rivoluzione: poteva essere bloccata in qualsiasi momento, ma se ciò non fu fatto è perchè il re, Vittorio Emanuele III, pensava di servirsi dei fascisti per stabilizzare la situazione politica. Lo stesso pensavano gli altri partiti di governo: cavalcare l'onda della rivoluzione, inglobare il fascismo per far si che tutto si calmasse.
Petacco, nel primo capitolo afferma che oggi, dopo più di 50 anni, abbiamo la serenità di poter giudicare Mussolini per quello che ha fatto. Oltre all'aver salvato il paese dal "pericolo comunista" (che è lo stesso merito che si da alla DC del 48 ..), ha fatto delle riforme sociali, delle grandi opere di stato, ha fondato l'impero.
Il fascismo della seconda fase, dagli anni 30, godette di un ampio sostegno di massa, per cui anche gli antifascisti all'estero dovettero rassegnarsi ed assistere agli eventi.
Alcune considerazioni:
-l'impero: con gli occhi di oggi non possiamo vantarci dell'aver avuto un, breve, passato coloniale. Che lustro ci ha dato? Anche dal punto di vista militare sarebbe meglio stare zitti: la guerra fu portata avanti prima da De Bono e poi da Badoglio.
-adesione al fascismo: la dittatura fascista inizia nel 1926, con l'introduzione delle "Leggi speciali", del Tribunale Speciale, del controllo della stampa (all'epoca con la radio l'unico mezzo di comunicazione). Non esistevano sindacati e, sempre dal 1926, quando i deputati aventiniani decaddero dal mandato, esisteva un solo partito.
Che libertà è? gli italiani erano fascisti per costrizione, per convenienza (per far carriera) per quieto vivere.
-Riforme sociali: il governo fascista istituì nel 1927 la Carta del Lavoro. Con questa è lo stato che regola i rapporti tra Confindustria e i sindacati. Conseguenze di ciò sono il divieto di sciopero, l'eliminazione dell'indennità di licenziamento e del minimo salariale. Ma soprattutto imponeva di dare la prefernza nelle assunzioni "ai lavoratori iscritti al partito o al sindacato fascista". Lo Stato Corporativo, che viene citato come modello, è quello che ora si chiama stato centralista.
-Riforme economiche: per diminuire l'inflazione, il regime adotto una serie di iniziative. Fu istituito il calmiere dei prezzi e ci fu una riduzione "volontaria" degli stipendi da parte di tutte le corporazioni. Per diminuire il livello delle importazioni dall'estero si aumento la produzione dei cereali (la "Battaglia del grano") e contemporaneamente si bonificarono dei terreni prima incoltivabili.
Si riuscì ad arrivare a "Quota 90", il rapporto tra lira e sterlina che c'era prima della guerra.

Un giudizio storico finale: se si potesse ricodare solo gli aspetti positivi del regime, forse potrei condividere la tesi di Petacco "Mussolini grande statista". Ma non si può dimenticare delle "Cattive Opere" del regime: le violenze degli inizi, gli oppositori confinati (circa 1000, anche se occore precisare che la pena del confino era stata istituita prima dal governo Sabaudo e, prima ancora, dal governo borbonico). Nel 1938 furono istituite le "Leggi razziali", firmate, avolte lo si dimentica, anche dal re. Mussolini fece questa svolta per rafforzare un avvicinamento tra Italia e Germania, nel periodo prima e dopo la campagna d'Etiopia, coincidente col periodo delle sanzioni contro l'Italia da parte di Francia e Inghilterra. Montanelli porta anche l'ipotersi che a spingere in questa direzione sia stato Ciano che, per scalare la poltrona di ministro degli Esteri, non aveva esistato a vantare una mentalità razzista.
L'Italia entra in guerra nel 10 giugno 1940. Convinto che poche migliaia di morti gli sarebbero state sufficienti a sedersi, di lì a pochi mesi, sul tavolo della pace da vittorioso, buttò un paese impreparato militarmente nella guerra. E' questa l'opera di un grande statista?
Si tende a dividere la vita di M. in due fasi: il grande statista fino al 1938 e il cattivo dittatore dopo. Non è corretto. Allora dovremmo riabilitare anche Hitler, perchè risollevo l'economia dalla Germania dopo il 1932, se ci si dimentica degli ebrei. Anche Stalin, perchè fermò l'avanzata delle truppe naziste. Basta dimenticarsi dei gulag e delle purghe.
Cosa voglio dire: valutare l'opera di un personaggio storico, specie uno che suscita ancora adesso grandi polemiche, è cosa difficile, occorre avere una visione d'insieme, del quadro storico complessivo. Quello che dobbiamo chiederci è: come è potuto accadere? Perchè in Italia c'è stato "bisogno" di una dittatura: su questo gli storici sono tutti concordi: l'ascesa al potere del fascismo concorrero fattori sia politici che economici. Ma, come ultima domanda: cosa possiamo fare perchè questo non accada più? 

Bibiografia:
  • "Storia d'Italia 1919-1936" "L'Italia in camicia nera", "L'Italia Littoria", di Indro Montanelli
  • Storia d'Italia 1936-1940, "L'Italia dell'Asse", di Indro Montanelli
  • "La notte dei fuochi" di Giampaolo Pansa
  • "Camicia nera" di Silvio Bertoldi
  • "Breve storia del fascismo", di Renzo De Felice
Il link su ibs
novembre 2004

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