giovedì 27 settembre 2012

Fuga di notizie di Christine von Borries

Un giallo con una protagonista femminile, un funzionario del Sisde, Irene Bettini. Non è un'agente operativo, poichè si occupa dell'ufficio che archivia le informazioni che arrivano ai servizi. Conosce Taddei, un agente operativo che vuole sapere tutto del sistema di fuzionamento del suo archivio. Se ne innamora: tra loro nasce una relazione sentimentale, sebbene l'agente sia già sposato.

Ma dopo il ferimento dell'agente, la sua vità subisce una brusca deviazione dalla quotidianità. Sospettata di aver sparato a Taddei, viene ricercata dalla polizia. Anche il libro prende ritmo a questo punto, con la protagonista, Irene che non sa più di chi fidarsi: nè del proprio capo, nè del giudice che coinduce le indagini ... dovrà condurre un'indagine privata, ai limiti della legalità, per cercare le prove che la scagionino e capire da chi è partita la fuga di notizie.


La figura del personaggio è un pò debole e, almeno nella parte iniziale, scontata (single, carina, con una storia alle spalle). Il libro, che parte in sordina, cresce nella parte centrale, dove Irene si trova coinvolta in un gioco più grande di lei. Ha il difetto di avere un finale un po' prevedibile, con l'innamoramento tra l'agente "buono" e la novella investigatrice. Anche lo spunto da cui parte l'inchiesta, una fuga di notizie da parte di in parlamentare nei confronti della mafia, poteva essere utilizzato per costruire una storia più complessa.


Maggio 2005
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Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer

Un libro che contiene molte storie: un figlio alla ricerca del padre o, meglio, alla ricerca di in ricordo del padre che ne plachi il dolore della scomparsa; un padre che scrive le lettere al figlio che non ha mai conosciuto; una nonna che scrive al nipote della sua vita, il suo incontro col nonno, il suo amore per la sorella.
Storie che hanno un denominatore comune: il dolore per la perdita di qualcuno, che sia qualcuno perso nella notte del bombardamento di Dresda,o a Hiroshima, dopo la bomba atomica o a New York, dopo l'11 settembre. Il collante di queste è Oskar, un ragazzo di 12 anni, pieno di idee per nuove invenzioni: una camicia con becchime per poter volare su New York trasportato dagli uccelli, un lago dove raccogliere tutte le lacrime, in modo che dal livello delle lacrime la gente potesse vedere il livello della sofferenza. Perde il padre nella drammatica giornata dell'11 settembre: frugando tra i ricordi lasciati trova, in un vaso, una chiave che non apre nessuna porta della casa con scritto sopra il nome Black. Deve scoprire a chi appartiene quella chiave, in modo da placare il proprio dolore e trovare qualcosa che lo renda ancora vicino al padre: è disposto a cercare tra tutti i Black di New York, non importa quanto tempo ci impiegherà.

La ricerca di Oskar si alterna alle lettere del nonno (padre di suo padre), Thomas che scrive al figlio che non ha mai conosciuto: arrivato in america dalla Germania, scampato al bombardamento di Dresda dove ha perso la sua casa, il suo amore. Il dolore per la perdita lo ha reso muto e lo costringe ad esprimersi tramite foglietti, a scrivere su quaderni, sui muri ...
Foer passa da un racconto ad un'altro: dalla ricerca di Oskar sulle tracce del padre, alle confessioni del padre al figlio. Forse alla prima lettura non si riesce a cogliere tutti i dettagli del racconto, per i frequenti salti temporali, ma arrivati alla fine tutti i racconti (e tutti i personaggi) convergono verso un'unica destinazione. Geniale l'utilizzo delle immagini, utilizzate laddove l'uso delle parole non era sufficiente: come ad es. nel finale, quando Oskar immagina cosa sarebbe successo se nelle torri non fossero presenti tutti quei fogli bruciati, dove la gente si scegna le cose che non riesce a dirsi (almeno nella sua testa). Probabilmente le torri non sarebbero crollate: Oskar raccoglie le foto dell'uomo che, dal panico, si getta dalle torri, e ne capovolge l'ordine. Quest'uomo, che Oskar identifica come suo padre, magicamente salirebbe nel cielo, fotogramma dopo fotogramma, riprendrebbe la strada per casa e sarebbe ancora vivo.

Quale messaggio lascia il libro? Foer usa le memorie della nonna, quando parla del suo legame per la sorella morta sotto le bombe a Dresda, che lascia scritto per il nipote:

Le dissi: voglio dirti una cosa. Rispose: puoi dirmela domani. Non le avevo mai detto quanto le volevo bene. Era mia sorella. Dormivamo nello stesso letto. Non era mai il lomento giusto per dirlo. Non era mai necessario.Pensai di svegliarla. Ma non era necessario. Ci sarebbero state altre notti.
E come fai a dire ti voglio bene a una persona che vuoi bene? Mi voltai su un fianco e mi addormentai vicino a lei. Ecco il senso di tutto quello che ho cercato di dirti, Oskar. E' sempre necessario. Ti voglio bene,
La nonna.

Un libro che diverte, appassiona, commuove: parte dalla tragedia dell'11 settembre per avvolgere e legare tutte le morti civili (le torri gemelle, Dresda, Hiroshima) della guerra, di tutte le persone che la guerra ha separato per sempre "New York diventa così l'immagine riflessa di Dresda sotto le bombe degli Alleati, di Hiroshima dopo la bomba atomica. E allo stesso modo, grazie al profondo senso di compassione che l'autore sa trasmettere, i sentimenti di Oskar sono quelli di ogni figlio che ha perso troppo presto il padre".

Maggio 2005,
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I delitti della luce, di Guilio Leoni

Firenze 1300, Agosto: gli ultimi giorni da Priore di Dante sono sconvolti da una serie di eventi incredibili. Per primo il ritrovamento di una galea, che dal mare stava risalendo la foce dell'Arno, il cui l'equipaggio è stato avvelenato. Nella nave, Dante rinviene un curioso meccanismo che lo incurioscisce: sembra di origine araba, ma non riesce ad intuirne lo scopo. Firenze è in quei giorni in fermento, a causa dei sermoni del monaco Brindano, che invita i fiorentini a seguirlo in una crociata, per liberare il santo sepolcro. Altre morti seguono: in una locanda della città viene ritrovato il cadavere di un'architetto, che stava costruendo nella periferia della città una costruzione a pianta ottagonale, simile a Castel del Monte. Dante inizia ad indagare sugli altri ospiti della locanda: cosa lega quel gruppo di persone, filosofi, medici, teologi, al morto? Cosa sta accadendo in Firenze? Leoni è stato bravo a ricreare il clima frenetico di Firenze, città sulla quale si sta allungando l'inquetante ombra di papa Bonifacio VIII: una città piagata dalla corruzione, dal vizio, contro i quali un "nervoso" Dante si batte impotente.
Nelle ultime ore, prima che il suo mandato termini, con la sua autorità e gli venga a mancare la protezione che la sua posizione di priore gli assicura, Dante scopre la verità, che richiama dal passato lo spirito dell'imperatore Federico II, morto (nel libro si ipotizza sia stato ucciso) 50 anni prima.
Un giallo nel quale prevale l'ambientazione medioevale, che restituisce un'immagine di Dante molto umana e complessa: sofferente alle tentazioni della carne (come quando incontra una ragazza che interpreta la falsa parte della Vergine di Antiochia), ma intransigente alle corruzioni che minano la virtù della città che è stato chiamato a governare. Ma ancne un fisosofo pronto a lanciarsi in dispute filosofiche sulla ricerca della verità, con uomini, come lui appartenenti alla città di Platone. Nel finale, la rivelazione del meccanismo trovato nella nave (che è stata la causa delle morti), l'ultima grande scoperta degli scienziati della corte di Federico, gli indica l'immagine da utilizzare per il terzo mondo della sua grande opera, il Paradiso della Divina Commedia.


Maggio 2005
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Perchè dollari di Marco Vichi

Quattro racconti, dall'autore del commissario Bordelli.
Perchè dollari: una storia quasi assurda, un incontro ai limiti dell'incredibile per il commissario Bordelli. In un momento per lui pieno di malinconia per le donne di cui si è innamorato, deve porsi la domanda: viene prima l'uomo p il poliziotto?
Reparto macelleria: la vittima e il carnefice. La vittima è un libraio fiorentino che, anni dopo la seconda guerra mondiale, si mette sulle tracce e ritrova l'aguzzino che lo ha torturato. A questo vuole porre una sola domanda: perchè?
Uomini normali, come lei e me. Solo che avevano scelto di vivere per il potere che per l'intelligenza. Lo hanno fatto ognuno per ragioni diverse. Per debolezze, per frustrazione, per mille altri motivi personali, tutti sufficientemente forti. Ognuno di noi può diventare così, è bene non dimenticarlo. [...] I fascisti non erano uomini diversi dagli altri, hanno solo avuto l'occasione e la vogli adi comandare su qualcuno, di diventare peggiori e non si sono tirati indietro. [...] Certo la maggior parte dei fascisti ha commesso crimini imperdonabili, ma dopo molti anni finalmente riesco a sentire una certa pena per loro, perchè non hanno saputo resistere alla parte peggiore dell'uomo. Quella che abbiamo tutti, e che può farci diventare nello stesso modo.
Il portafoglio: una sera, un impiegato, abituato a passare le sue alla stessa maniera, nello stesso grigiore, trova un portafoglio. Nel tentativo di restituirlo al proprietario, si ritrova accusato di furto e di essere un molestatore di bambine. Questa persona, abituata ad andare a letto tutte le sere alla stessa ora, si trova ingabbiato da un'accusa ingiusta. Nessuno crede alle sue giustificazioni. Al termine della vicenda, si deve chiedere chi è lui:
Se ne rendeva conto solo adesso. Non c'è nulla che possa garantirci agli occhi degli altri. Come si vedeva e si considerava lui, Barolini, non aveva nessuna importanza. Gli altri sono gli altri, hanno altri occhi, altri metri di misura, altre idee. Siamo tutti diversi. Forse la solitudine non è che questo, pensò, l'impossibilità di trovare qualcuno che ti veda con i tuoi stessi occhi.
Il tradimento: uno strano rapporto di amicizia, nato tra un finanziere in missione e uno spacciatore: il racconto termina col finanziere, costretto a tradire "l'amico", cui era riuscito a confidare i suoi segreti (un'amore lasciato a Parigi), su una spiaggia solitaria.
Dei 4 racconti i migliori sono il secondo, per il racconto che viene narrato (e che il libraio ripete a Bordelli affinchè venga tramandato) e il terzo, per il tema sollevato: la solitudine.

Maggio 2005
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mercoledì 26 settembre 2012

Fez, struzzi & manganelli. I migliori giallisti italiani raccontano il ventennio fascista

26 storie, aventi come tema centrale l'ambientazione nel periodo fascista. Dall'avvento del fascismo nel 1922, con Giulio Leoni (in cui si per mano di una suicida, tutta la storia poteva essre cambiata). Fino ai giorni violenti dell'inverno 1944-45, con gli scontri tra partigiani, brigate nere, SS. Sono racconti violenti, che testimoniano la rabbia, la mancanza di rispetto per la vita, per gli avversari, di chi non ha nulla da perdere. Mi riferisco a "L'unico fascista buono" di Alan D. Altieri, "A cercar la bella morte" di Ettore Maggi. Questo forse è il miglior racconto della raccolta, perchè raccoglie in sè, tramite i ricordi di un partigiano che ha combattutto troppe battaglie,  molti aspetti e le evoluzioni della lotta antifascista. Dagli anni della guerra di Spagna dove si diceva "oggi in Spagna, domani in Italia", finiti con i fascisti comunisti eliminarono le fazioni trozkiste.

Agli anni bui, in Francia, sotto la minaccia delle spie dell'OVRA, che riuscirono ad eliminare i fratelli Rosselli. Fino alla repubblica sociale:

"La cosa strana di questa strana repubblica di Salò è la quantità di corpi, milizie, legioni. A parte l'esercito di Graziani e le SS italiane, c'è la Decima Mas di Borghese, la Guardia Nazionale repubblicana di Ricci, le brigate nere di Pavolini, c'è la Muti a Milano, il reparto di Pietro Koch a Milano, quello di Caruso, quello di carità, che di carità ha solo il nome . Ci sono tantissime formazioni che si combattono tra di loro. C'è un'aria di disgragazione,  putrefazione. Molti probabilmente sanno di andare verso il nulla e vogliono trascinare tutto verso il nulla, verso la morte. Forse è per questo che ci sono tanti simboli che richiamano la morte. E poi, ci sono i fascisti fanatici, ci sono quelli che vogliono la pacificazione, ci sono quelli che si arricchiscono e sis stanno costruendo un futuro per quando finirà la guerra, intransigenti nei comizi, ma che trattano col nemico segretamente, e ci sono anche i socializzatori. Ci sono persino socialisti come Silvestri e come Bombacci, che proprio qui a Genova ha fatto un comizio da sindacalista rivoluzionario e ha detto che soltanto Mussolini potrà fare la rivoluzione proletaria e riportare il fascismo all'ideale rivoluzionario originale. Ci sono sadici cocainomani che formano reparti di polizia, ci sono attori morbosi che assistono alle torture nelle varie Ville Tristi e si fanno fotografare con i gerarchi. Ci sono ragazzini di 17 anni che si vogliono arruolare nella Decima per salvare l'onore dell'Italia, per cancellare l'8 settembre. C'è davvero di tutto nella RSI. Repubblica Sociale sì, ma pur sempre italiana."
Altri racconti preferiscono raccontare la quotidianità della vita, sotto l'ombra del fascio: "Lo strummolo con la tiriteppola" Diana Lama, "Un delitto a fumetti" Ernesto G. Laura (dove una redizione di un fumetto si inventa un delitto all'interno del gruppo in crisi per alcune tavole relative a Tarzan, sulla rivista audace).
Non tutti i racconti sono ben riusciti: lo stile del racconto breve probabilmente non si addice ad autori che hanno bisogno di più pagine per far lievitare la storia. Ma comunque tutti servono a ricreare quel clima del ventennio, le divise, il voi anzichè il lei, il gerarca intoccabile, a volte in modo più efficace delle pagine dei libri di storia.

Indice:
Introduzione (Gian Franco Orsi);
L'unico fascista buono (Alan D. Altieri);
Fortunae plango vulnera (Andrea Carlo Cappi);
Scarpette rosse (Alfredo Colitto);
Un delitto in via Panisperna (Danila Comastri Montanari);
La gabbia del canarino (Nino Filastò);
Sembrava che vi conosceste (Marcello Fois);
Scarface (Leonardo Gori);
Agro Agro Pontino (Carmen Iarrera);
La vestale (Sergio Kraisky);
Lo strummolo con la tiriteppola (Diana Lama);
Un delitto a fumetti (Ernesto G. Laura);
Fascismo = velocità + ardore (Giulio Leoni);
Ero un ragazzo prodigio (Carlo Lucarelli);
Oratorio funebre per l'assassinio del Cinno con tre voci recitanti e un morto (Loriano Macchiavelli);
A cercar la bella morte (Ettore Maggi);
Attendo istruzioni (Maurizio Matrone);
La galleria dei titani (Giancarlo Narciso);
I ragazzi del molo (Divier Nelli);
Il segreto di Karcheloko (Giancarlo Pagani);
Il sangue dei santi (Ben Pastor);
Anime amareggiate (Claudia Salvatori);
La velata (Giampaolo Simi);
Per sempre (Alda Teodorani);
Piazza della passera (Franco Valleri);
Omicidio di frontiera (Diego Zandel);
Un uomo di cultura (Giovanni Zucca).


aprile 2005
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Fatherland: i personaggi

Questi alcuni personaggi del libro "Fatherland":
Sepp Dietrich: generale delle SS, fondatore della Leibstandarte SS Adolf Hitler (I div. SS). Arrivò a comandare un'armata corazzata durante la controffensiva delle Ardenne, nell'inverno del 44. Condannato per crimini di guerra, anche per l'episodio del massacro di Malmedy (82 prigionieri alleati uccisi), fu condannato a morte. Graziato, morì nel 1966. (Wikipedia)
Odilo Globocnick: ufficiale SS, nel 1939 fu responsabile SS del distretto di Lublino. Nel 1941 collaborò alla costruzione dei lager di Belzec, Sobibor, Treblinka (1942). Fu responsabile della morte di 1.5 milioni di ebrei polacchi, austriaci, tedeschi, cechi, russi durante l'operazione "Reinhard", l'operazione di pulizia dagli ebrei chiamata così in onore di Heydrich. Catturato nel 1954 da una pattuglia britannica, si suicidò. (Wikipedia)
Reinhard Heydrich: capo del RSHA delle SS, ufficio centrale della sicurezza del reich, da cui dipendeva la Gestapo (la polizia segreta), comandata da Muller, la Sipo (controspionaggio) e la Kripo (la polizia criminale) comandata da Nebe. Ferito da partigiani Cecoslovacchi in un attentato, morì nel 1942. Fu sostituito da Ernst Kaltenbrunner.
Artur Niebe: capo della Kripo (dipartimento di polizia criminale delle SS, all'interno dell'RSHA ufficio centrale per la sicurezza del reich ) nel 1936. Incriminato per l'attentato a Hitler del 20 luglio 1944, fu giustiziato il 21 marzo 1945. (Wikipedia)
Heirich Himmler: Reichsführer delle SS, di cui prese la guida nel 1929, di cui ne rafforzò la struttura, fino a farle diventare uno stato nello stato. Si suicidò, dopo la cattura da parte degli alleati, nel maggio 1945. (Wikipedia)
Adolf Eichmann: capo della sezione ebraica del dipartimento della Gestapo di Berlino. Pianificò la “soluzione finale”. Riusci a fuggire dalla Germania grazie all'organizzazione Odessa, e fuggire in Argentina. Fu qui scovato da Wiesenthal, nel 1960, e giustiziato dagli israeliani nel 1962.
Ufficio Centrale per l'economia (WVHA): le SS erano divise in diversi uffici centrali, tra cui l'ufficio per la sicurezza, RSHA (da cui dipendevano Gespapo e SD) e l'ufficio per l'economia, comandato da Oswald Pohl. A sua volta questo ufficio era diviso in 4 sezioni:
  • Amtgruppe D: si occupava dei campi di concentramento. Comandato dal generale Glucks.
  • Amtgruppe W: ecomonia.
  • Amtgruppe B: forniture
  • Amtgruppe A: finanzia e giustizia

Fatherland di Rober Harris

Berlino 1964: l'impero nazista domina l'Europa. Rimangono solo delle sacche di resistenza russa, che combattono sulla linea dei Monti Urali. L'esercito tedesco ha sconfitto, nell'estate del 1942, l'armata rossa, ha costretto alla resa l'impero britannico (riconvertendo i propri codici in modo che non venissero deriptati da Ultra) e bloccando gli americani col lancio di un'atomica su New York. La società tedesca è formata da famiglie in divisa, dove sotto uno strato superficiale di consenso, si nascondono vizi, brutalità di un regime che si regge con la repressione, corruzione dei funzionari. In questo mondo l'ispettore della Kripo (la polizia criminale delle SS) Xavier March è costretto ad indagare sulla morte di un alto funzionario del regime nazista.

Sono giorni convulsi a Berlino: tra poco verrà festeggiato il Furhertag, il 20 aprile, per i 75 anni di Hitler. Inoltre sempre in quei giorni il presidente degli Stati Uniti, Kennedy, sarà in visita in Germania, per stabilire un clima di distensione, di pace, dopo gli anni di “guerra fredda” dopo la 2 guerra mondiale. March non è un nazista convinto un “asociale”, separato dalla moglie e odiato dal figlio, che ora riversano il loro amore per un uomo del partito, “un fanatico della peggior specie, un burocrate della sede centrale berlinese del partito”. Tutta la società tedesca è ora in divisa, composta da appartenenti alle associazioni del partito.
La ex famiglia di March non fa eccezione: “March continuò a pensare al cane e si rese conto che in quella casa era l'unico essere vivente che non portasse l'uniforme”. Anche la città di Berlino testimonia la grandezza del nazismo: dopo la guerra sono stati costruiti molti monumenti, l'Arco di Trionfo, il Viale della Vittoria “più alto, più lungo, più grande, più ampio, più costoso .. Anche nella vittoria, pensò March, la Germania conservava un complesso di inferiorità”.

Altre morti, di gerarchi nazisti, seguono: dopo Buhler, Stuckart, ex segretario di stato del ministro degli interni. Il cadavere è scoperto da una giornalista americana, che doveva intervistarlo: critica nei confronti dell'amministrazione Kennedy, che è in visita in Germania per rastrellare voti, per le elezioni di novembre. Critica anche nei confronti del nazismo
Le migliaia di dissidenti che voi rinchiudete nei campi. I milioni di ebrei spariti durante la guerra. Le torture. Gli omicidi. Mi dispiace parlarne, ma noi abbiamo l'idea borghese che gli esseri umani abbiano dei diritti. Lei dov'è stato negli ultimi anni?”.
Qualcosa scatta nella mente di March: lui, come tutta la popolazione civile, non vuole sapere che fine hanno fatto gli ebrei, che vivevano nella porta accanto, nello stesso quartiere e che, ad un certo punto, sono stati traferiti ad est. Per non fare più ritorno. Con l'aiuto di Charlie, la giornalista, scopre che i tre, Buhler, Stuckart e Luther (un altro gerarca, scomparso poco prima della morte dei primi) erano gli unici superstiti degli undici partecipanti al famoso convegno del Wannsee (gennaio 1942) in cui si era decisa la "soluzione finale" della questione ebraica. Luther aveva depositato in una cassetta di sicurezza i documenti che provavano l'esistenza della “soluzione finale”. Perchè? Se la Germania avesse perso la guerra, sarebbero stati processati come criminali; e se la Germania avesse vinto, forse un giorno sarebbero stati usati come capri espiatori del più grave genocidio della storia.
Per questo i documenti non portano la firma del fuhrer e ora devono sparire, come le persone che ne sono a conoscenza, per favorire il clima di distensione e per mettere a tacere le voci per cui
i tedeschi hanno rastrellato tutta l'Europa per scovare tutti gli ebrei ... si parla di fosse comuni, di esperimenti medici, di campi dove la gente entrava e non usciva più. Parlano di milioni di morti. Ma poi arriva l'ambasciatore tedesco e racconta che si tratta solo di propaganda comunista.
Endlosung: soluzione finale. La parola martellava nella mente di March. Che riesce alla fine a scovare i documenti: testimoniano, col lessico della burocrazia, la pianificazione dello sterminio, nei modi, nei mezzi e nei tempi
gli ebrei dovranno essere portati, sotto una direzione appropriata e in modo appropriato, all'est .. l'elemento più resistente dovrà essere trattato in modo appropriato ..
le parole adatte per evitare le precisazioni spiacevoli. Il libro termina con March che, come un eroe solitario, si fa uccidere per permettere alla giornalista di fuggire e salvarsi. L'autore lascia in sospeso la storia generale: riuscirà Kennedy ad essere rieletto ?, Hitler a mantenere il governo ?
Thriller fantapolitico, costruito da Harris con grande cura nella ricostruzione della società tedesca; anche i documenti citati sono veri (purtroppo), come i personaggi legati al convegno di Wansee. Il tema centrale è la negazione della verità storica in una Germania diventata “uno stato di polizia è un paese governato da criminali”, come recita una scritta dentro una prigione della Gestapo. Una Germania che crede alle simulazioni trasformare la verità. Harris cita una frase di una SS riportata da Primo Levi per cui i nazisti avrebbero comunque vinto la guerra contro gli ebrei perchè nessuno avrebbe creduto all'enormità dei loro delitti. Forse avrebbe potutto accadere veramente (e questo libro apparirebbe ora meno fantascientifico): Wiesenthal, nel libro “Giustizia, non vendetta”, afferma che fu solo dopo il processo ad Eichmann (anche lui presente a Wansee) che non fu più possibile negare l'olocausto. Fu Eichmann , nel 1962, con la sua deposizione a sbugiardare la voce che voleva gli stermini di Aushwitz una menzogna.
In qualunque modo questa guerra finisca, la guerra contro di voi l'abbiamo vinta noi; nessuno di voi rimmarrà per poter portare testimonianza, ma se anche qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà. Forse ci saranno sospetti, discussioni, ricerche di storici, ma non ci saranno certezze, perchè noi distruggeremo le prove insieme a voi. E quando anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti: dirà che sono esagerazioni della propaganda alleata, e crederà a noi, che negheremo tutto, e non a voi. La storia dei lager, saremo noi a dettarla.
Ufficiale SS, citato in "I sommersi e i salvati" di Primo Levi.

Aprile 2005
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