Sarti scopre il cadavere di un'impiegata, nell'ufficio del
re del caffè solubile di Bologna (che affronto per un amante del caffè
come Sarti), Costantino de' Chiari. L'ispettore capo Raimondi Cesare
sentenzia "omicidio passionale " e viene incolpato il fidanzato.
Tutto
bene, anzi no: a casa del ragazzo, Piergiorgio Laffi, vengono trovate
delle armi e dei volantini del Armata Rivoluzionaria Proletaria. Ed ecco
che dal passionale si passa al politico. Vengono arrestati tutti i
membri dell'armata, eccetto il ragazzo che è riuscito a scappare. Nella
notte, mentre la polizia riceve una telefonata anonima che li avverte di
una bomba alla stazione centrale, viene rapito Costantino (il re del
caffè).
A causa degli insuccessi nella cattura del Laffi (il presunto
assassino), Sarti viene destituito dalle indagini: potrebbe restarsene a
casa a riposare o sulla macchina 28 a fare i giri di pattuglia. Ma
viene quasi costretto a proseguire privatamente le indagini dalla madre
del rapito, Antonia De Chiari: e qui iniziano i guai per Sarti Antonio,
sergente.
Ha promesso ad Antonia, una bella donna cui non ha saputo
dire no, che avrebbe indagato e riportato a casa il figlio, ma sa che
l'ispettore capo (che gli ha piazzato come spia il compare di pattuglia
Cantoni) non deve sapere che sta indagando. A chi rivolgersi per
sbrogliare la matassa che coinvolge organizzazioni rivoluzionarie e la
Bologna bene? Ma a Rosas naturalmente.
Assieme, Rosas, Sarti Antonio
capiscono cosa sta dietro il rapimento: ricchi borghesi che perdono le
loro giornata in giochi stupidi, finti rivoluzionari, borghesi anche
loro, che giocano alla rivoluzione. Il tutto nella città di Bologna e
con la solita ironia pungente di Sarti, che serve a rendere meno
indolore la vita al sergente
Febbraio 2005
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