lunedì 24 settembre 2012

La notte dei generali di Hans Hellmut Kirst

Un romanzo storico, ambientato durante la seconda guerra mondiale e che usa il mezzo del giallo per parlare della guerra, in tono fortemente ant-militaristico, ed è un attacco alla casta militare tedesca, descritta in modo impietoso nei loro difetti. La storia, brevemente: un sadico criminale ammazza in modo violento delle prostitute, a Varsavia, nel 1942, a Parigi nel 1944 e a Dresda nel 1956. Un ufficiali dei servizi segreti, il maggiore Grau, indaga sul primo delitto: le sue attenzioni si concentrano su tre generali, di stanza a Varsavia, che non hanno un alibi per quella notte. Sono tre generali dalle caratteristiche diverse: il primo Von Seydlitz-Gabler rappresenta il classico esempio di aristocratico prussiano, che pretende di incarnare lo spirito della grande Germania. Il generale Kahlemberge, capo di stato maggiore del primo: una persona intelligente, non attaccata alle tradizioni militari. E' infatti uno dei membri del gruppo di ufficiali tedeschi che attentarono alla vita di Hitler. Infine il generale Tanz: il classico militare da battaglia, per cui non importa il numero dei propri soldati morti (di cui non conosce il nome, anzi non ha alcun interesse ad avere alcun rapporto con loro), ma importa solo la vittoria. Grau, dopo aver iniziato l'indagine, viene allontanato da Varsavia. Parigi, luglio 1944: un altro omicidio, con le stesse modalità di Varsavia. Gli stessi protagonisti del 1942 si ritrovano. Le avversità della guerra, le disfatte in Africa e in Russia, convincono un gruppo di ufficiali tedeschi della necessità di uccidere Hitler, rovesciare il partito nazista dal potere. Qui il romanzo lascia il posto alla Storia: l'autore si è ben documentato per parlare di quei giorni. La preparazione dell'attentato e, soprattutto le cause del fallimento, il 20 luglio 1944, a Rastemburg in Prussia: il caso, che favorì Hitler, rimasto solo ferito dallo scoppio della bomba, ma soprattutto la mancanza di coordinamento tra i gruppi dei cospiratori. Questi ufficiali aspettarono ore preziose prima di bloccare i centri di potere del nazismo e le SS, ma principalmente si dimenticarono di bloccare i centri di comunicazione tra il quartier generale a Berlino e il resto della Germania. Un Hitler ferito, infatti riuscì a mettersi in contatto con Goebbels, prima che questi fosse arrestato, e, via radio, annunciò la sua rabbiosa rappresaglia.
La notte dei generali è appunto la notte del 20 luglio 1944, del fallito attentato: gli ufficiali legati al complotto sono arrestati, uccisi o costretti a scappare, come nel romanzo Kahlemberg: “E' con ciò per noi la guerra è praticamente finita. È scesa la notte dei generali. Se vogliamo sopravvivere dobbiamo vestire panni borghesi. Tiriamo una grossa riga e chiudiamo la partita, non ci resta altro da fare”.

La terza parte del libro è ambientata nel 1956, in Germania. I superstiti hanno cambiato mestiere, la guerra è finita ma Prevert, un commissario di polizia che aveva collaborato con Grau a Parigi, vuole chiudere i conti. È qui l'azione lascia lo spazio alla voce dell'autore, attraverso Kahlemberge (il generale del gruppo degli attentatori) e Prevert: i vecchi generali sopravissuti alla guerra, sbugiardati dalla storia che ne ha rivelato fino in fondo i loro errori, sono ancora in vita e pronti a riaffermare le loro idee sullo spirito di grandezza della Germania, di cui loro si credono ancora principali interpreti. Kahlemberge (ed anche l'autore) avverte il pericolo che nuovamente queste malsane idee nazionaliste, possano tornare a circolare. Il romanzo termina con lo smascheramento del generale assassino, ma con un'accusa all'intera casta militare che aveva contribuito a far precipitare la Germania nella guerra. C'è una pagina, dove l'autore mette di fronte il generale assassino, e un suo soldato, testimone di uno dei suoi delitti: è una pagina da leggere e tenere a mente per la profondità del contenuto e, purtroppo, per la sua attualità.
I generali comandano migliaia di soldati. E migliaia di questi uomini i generali non li hanno mai visti, probabilmente non hanno mai scambiato una parola con loro, non hanno mai sentito il loro nome; però sono i loro generali.Per i generali la maggior parte di queste migliaia di soldati sono semplicemente parti di compagnie o reggimenti, un numero fra molti numeri, dalla cui somma risulta poi l'inventario giornaliero dell'unità [...] La parola di un generale .. e migliaia di soldati marciano, attaccano, si ritirano, o corrono a morire. Non si può immaginare forma di potere più completa, più totale di quella dei generali quando vige lo stato di emergenza, quando la sola a dettar legge è la guerra. [...] Dove gli uomini agiscono in massa, perdono il loro volto, il loro nome, la loro realtà umana .. nei capannoni delle fabbriche come nelle tribune dei giochi popolari o nelle caserme, che sono le anticamere della guerra. [...] Le decisioni dei generali riguardano dunque la vita e la morte, e non di singoli individui, come capita ad un giudice o a un medico, ma di migliaia. E le somme ultime delle guerre che i generali conducono, toccano i milioni. [...] Un generale deve essere consapevole che in tempo di guerra gli si richiede ininterrotamente di prendere questa che è la più dura e più difficile delle decisioni. Ma appunto per questo egli non ha altra scelta che quella dell'umiltà. La consapevolezza di portare un peso che è il più grace che possa cadere sulle spalle umane, che deve essere sempre vigile, altrimenti questa scalata al potere di uomini senza scrupoli, o delittuosa stupidità o ancora sete conscia o inconscia di sangue. E tutto questo sficia in un denominatore comune, in un solo risultato: il delitto. E frasi come <<Nulla si ottiene senza sacrificio!>> o <<Gli uomini sono il concime della storia>> non sono che comidi luighi comuni. Per certi storici le vie che conduconoad un'umanità migliore sono sempre lastricate di cadaveri .. solo che essi non sono fra questi cadavero e non hanno intenzione di esserlo. [...] Ci sono anche questi generali. Ma non ci sono solo questi. Alcuni generali sono soldati tra i soldati. Cercano di vivere come il più umile dei loro fanti; [...] Esistono generali che non solo vogliono servire con coerenza ed onestà, ma soffrono e meditano: sul significato della loro esistenza, sul valore della nazione, sulle responsabilità non solo verso i singoli ma anche verso la storia. Sono gli uomini del 20 luglio. [....] Ma vi furono generali che non sono e che non furono altro che zelanti servitori di chi detiene il potere. [...] Quando erano tra loro chiamavano il comandante supremo (Hitler) <<porco>> o <<maiale>>. Ridevano di lui, lo denigravano. [...] Ma inconcepibile rimane il fatto che questi stessi generali non hanno esitato a mandare a morire migliaia e centinaia di migliaia di poveri soldati. [...] E vi sono infine altri generali che non furono e non sono altro che strumenti, operai della guerra, spaventosi esemplari del sergente di caserma all'ennessima potenza. [...] Sotto di loro si combatte e si muore.. ed è sempre pronta una giustificazione valida. [...] Terrorizza l'idea che fra i generali possano allignare tipi simili. In quanto ogni altro settore della vita si è disposti ad ammettere l'esistenza di nature tanto ambigue: uomini d'affari, che per amore del profitto rovinano allegramente il prossimo; magnati dell'industria e della finanza che con mezzi leciti ed illeciti rovinano ditte concorrenti e cercano persino l'appoggio dello stato; beniamini del pubblico adoratori delle folle, un bel giorno si rivelano perfetti imbecilli o dei maniaci sessuali. [...] Ma nel settore dei generali non si tollerano mezze misure, ambiguità, insufficienze. Perchè i loro calcoli si pagano col sangue. [...] Ai generali non è dato guardare negli occhi i loro soldati nell'ora della decisione. Ma se in quel momento un generale non pensa ai suoi soldati, ha già fallito, davanti alla vita, davanti agli uomini, davanti a Dio.

Belle parole, attuali, anche se scritte nel 1965. Da questo romanzo è stato tratto il film diretto da Anatole Litvak, con Peter O'Toole e Omar Sharif. Indimenticabile la scena in cui il generale Tanz (O'Toole) si trova di fronte l'autoritratto di Van Gogh, “l'ultimo sguardo a se stesso, prima di precipitare sull'abisso del nulla”. 

Marzo 2005.
Non trovo nessun link per ordinare il libro (qui per uno usato).

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