Sono giorni convulsi a Berlino: tra poco verrà festeggiato il Furhertag, il 20 aprile, per i 75 anni di Hitler. Inoltre sempre in quei giorni il presidente degli Stati Uniti, Kennedy, sarà in visita in Germania, per stabilire un clima di distensione, di pace, dopo gli anni di “guerra fredda” dopo la 2 guerra mondiale. March non è un nazista convinto un “asociale”, separato dalla moglie e odiato dal figlio, che ora riversano il loro amore per un uomo del partito, “un fanatico della peggior specie, un burocrate della sede centrale berlinese del partito”. Tutta la società tedesca è ora in divisa, composta da appartenenti alle associazioni del partito.
La ex famiglia di March non fa eccezione: “March continuò a pensare al cane e si rese conto che in quella casa era l'unico essere vivente che non portasse l'uniforme”. Anche la città di Berlino testimonia la grandezza del nazismo: dopo la guerra sono stati costruiti molti monumenti, l'Arco di Trionfo, il Viale della Vittoria “più alto, più lungo, più grande, più ampio, più costoso .. Anche nella vittoria, pensò March, la Germania conservava un complesso di inferiorità”.
Altre morti, di gerarchi nazisti, seguono: dopo Buhler, Stuckart, ex segretario di stato del ministro degli interni. Il cadavere è scoperto da una giornalista americana, che doveva intervistarlo: critica nei confronti dell'amministrazione Kennedy, che è in visita in Germania per rastrellare voti, per le elezioni di novembre. Critica anche nei confronti del nazismo
“Le migliaia di dissidenti che voi rinchiudete nei campi. I milioni di ebrei spariti durante la guerra. Le torture. Gli omicidi. Mi dispiace parlarne, ma noi abbiamo l'idea borghese che gli esseri umani abbiano dei diritti. Lei dov'è stato negli ultimi anni?”.Qualcosa scatta nella mente di March: lui, come tutta la popolazione civile, non vuole sapere che fine hanno fatto gli ebrei, che vivevano nella porta accanto, nello stesso quartiere e che, ad un certo punto, sono stati traferiti ad est. Per non fare più ritorno. Con l'aiuto di Charlie, la giornalista, scopre che i tre, Buhler, Stuckart e Luther (un altro gerarca, scomparso poco prima della morte dei primi) erano gli unici superstiti degli undici partecipanti al famoso convegno del Wannsee (gennaio 1942) in cui si era decisa la "soluzione finale" della questione ebraica. Luther aveva depositato in una cassetta di sicurezza i documenti che provavano l'esistenza della “soluzione finale”. Perchè? Se la Germania avesse perso la guerra, sarebbero stati processati come criminali; e se la Germania avesse vinto, forse un giorno sarebbero stati usati come capri espiatori del più grave genocidio della storia.
Per questo i documenti non portano la firma del fuhrer e ora devono sparire, come le persone che ne sono a conoscenza, per favorire il clima di distensione e per mettere a tacere le voci per cui
“i tedeschi hanno rastrellato tutta l'Europa per scovare tutti gli ebrei ... si parla di fosse comuni, di esperimenti medici, di campi dove la gente entrava e non usciva più. Parlano di milioni di morti. Ma poi arriva l'ambasciatore tedesco e racconta che si tratta solo di propaganda comunista.”Endlosung: soluzione finale. La parola martellava nella mente di March. Che riesce alla fine a scovare i documenti: testimoniano, col lessico della burocrazia, la pianificazione dello sterminio, nei modi, nei mezzi e nei tempi
“gli ebrei dovranno essere portati, sotto una direzione appropriata e in modo appropriato, all'est .. l'elemento più resistente dovrà essere trattato in modo appropriato .. ”le parole adatte per evitare le precisazioni spiacevoli. Il libro termina con March che, come un eroe solitario, si fa uccidere per permettere alla giornalista di fuggire e salvarsi. L'autore lascia in sospeso la storia generale: riuscirà Kennedy ad essere rieletto ?, Hitler a mantenere il governo ?
Thriller fantapolitico, costruito da Harris con grande cura nella ricostruzione della società tedesca; anche i documenti citati sono veri (purtroppo), come i personaggi legati al convegno di Wansee. Il tema centrale è la negazione della verità storica in una Germania diventata “uno stato di polizia è un paese governato da criminali”, come recita una scritta dentro una prigione della Gestapo. Una Germania che crede alle simulazioni trasformare la verità. Harris cita una frase di una SS riportata da Primo Levi per cui i nazisti avrebbero comunque vinto la guerra contro gli ebrei perchè nessuno avrebbe creduto all'enormità dei loro delitti. Forse avrebbe potutto accadere veramente (e questo libro apparirebbe ora meno fantascientifico): Wiesenthal, nel libro “Giustizia, non vendetta”, afferma che fu solo dopo il processo ad Eichmann (anche lui presente a Wansee) che non fu più possibile negare l'olocausto. Fu Eichmann , nel 1962, con la sua deposizione a sbugiardare la voce che voleva gli stermini di Aushwitz una menzogna.
In qualunque modo questa guerra finisca, la guerra contro di voi l'abbiamo vinta noi; nessuno di voi rimmarrà per poter portare testimonianza, ma se anche qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà. Forse ci saranno sospetti, discussioni, ricerche di storici, ma non ci saranno certezze, perchè noi distruggeremo le prove insieme a voi. E quando anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti: dirà che sono esagerazioni della propaganda alleata, e crederà a noi, che negheremo tutto, e non a voi. La storia dei lager, saremo noi a dettarla.Ufficiale SS, citato in "I sommersi e i salvati" di Primo Levi.
Aprile 2005
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