giovedì 27 settembre 2012

I delitti della luce, di Guilio Leoni

Firenze 1300, Agosto: gli ultimi giorni da Priore di Dante sono sconvolti da una serie di eventi incredibili. Per primo il ritrovamento di una galea, che dal mare stava risalendo la foce dell'Arno, il cui l'equipaggio è stato avvelenato. Nella nave, Dante rinviene un curioso meccanismo che lo incurioscisce: sembra di origine araba, ma non riesce ad intuirne lo scopo. Firenze è in quei giorni in fermento, a causa dei sermoni del monaco Brindano, che invita i fiorentini a seguirlo in una crociata, per liberare il santo sepolcro. Altre morti seguono: in una locanda della città viene ritrovato il cadavere di un'architetto, che stava costruendo nella periferia della città una costruzione a pianta ottagonale, simile a Castel del Monte. Dante inizia ad indagare sugli altri ospiti della locanda: cosa lega quel gruppo di persone, filosofi, medici, teologi, al morto? Cosa sta accadendo in Firenze? Leoni è stato bravo a ricreare il clima frenetico di Firenze, città sulla quale si sta allungando l'inquetante ombra di papa Bonifacio VIII: una città piagata dalla corruzione, dal vizio, contro i quali un "nervoso" Dante si batte impotente.
Nelle ultime ore, prima che il suo mandato termini, con la sua autorità e gli venga a mancare la protezione che la sua posizione di priore gli assicura, Dante scopre la verità, che richiama dal passato lo spirito dell'imperatore Federico II, morto (nel libro si ipotizza sia stato ucciso) 50 anni prima.
Un giallo nel quale prevale l'ambientazione medioevale, che restituisce un'immagine di Dante molto umana e complessa: sofferente alle tentazioni della carne (come quando incontra una ragazza che interpreta la falsa parte della Vergine di Antiochia), ma intransigente alle corruzioni che minano la virtù della città che è stato chiamato a governare. Ma ancne un fisosofo pronto a lanciarsi in dispute filosofiche sulla ricerca della verità, con uomini, come lui appartenenti alla città di Platone. Nel finale, la rivelazione del meccanismo trovato nella nave (che è stata la causa delle morti), l'ultima grande scoperta degli scienziati della corte di Federico, gli indica l'immagine da utilizzare per il terzo mondo della sua grande opera, il Paradiso della Divina Commedia.


Maggio 2005
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