giovedì 19 luglio 2012

Un filo di fumo di Andrea Camilleri

Sicilia, 1870: il filo di fumo è quello di una nave da carico, che deve arrivare da Odessa nel porto di Vigata, per ritirare un carico di zolfo. Ma don Nenè Barbabianca, commerciante in zolfo appunto, non dispone della quantità promessa all'acquirente. E' vittima di un tranello: i magazzinieri di zolfo cui si rivolge, messisi daccordo per mandarlo alla rovina, gli rispondono che hanno i depositi vuoti. Tutti in paese aspettano il filo di fumo per vederlo alla rovina, mentre lui, corre "da Ponzio a Pilato" per recuperare le cinquemila cantare di zolfo.
Don Nenè si è messo contro anche gli aristocratici del paese, che non gli perdonano il fatto di essersi arricchito facendo imbrogli e raggiri. Camilleri si è ispirato ad volantino anonimo che metteva in guardia contro i maneggi di un commerciante di zolfi disonesto: in questo modo viene descritto un ambiente, la Sicilia del dopo unità.
A riguardo di quanto l'unità d'Italia abbia giovato ai siciliani, riporto questo dialogo, da circolo del caffè, di due notabili del paese:
....Quando Garibaldi sbarcò a Marsala lo sa quanti telai avevamo in funzione qui in Sicilia?
No
Glielo dico io: circa tremila. E lo sa quanti ne restarono in funzione dopo l'unità?
No
Meno dui duecento, egregio amico.
Rubattino, Rubattino - canticchiò padre Imbornato.
E la stoffa che è incominciata ad arrivare da Biella l'abbiamo dovuta pagare aprezzo doppio. E la gente che si guadagnava il pane
con i telai è andata, con rispetto parlando, a minarsela.

Post del maggio 2004.
il link su ibs.

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