venerdì 20 luglio 2012

"Arrivano i nostri" Alfio Caruso

La storia della campagna di Sicilia, durante la seconda guerra mondiale, vista però con un occhio diverso da quello dalla storiografia ufficiale. In questo libro non si parla solo dei protagonisti "ufficiali": Patton, Montgomery, Kesserling, ma anche di altre persone, militari, civili, religiosi che si mossero per far si che la storia seguisse un certo percorso.
Nel 1941, con l'ingresso degli Stati Uniti in guerra, i servizi segreti della marina e i nascenti servizi segreti militari (OSS), iniziarono ad intrecciare rapporti con la malavita italiana, sperando che questi fornisse informazioni utili per contrastare le incursioni della marina tedesca nell'Atlantico. I mafiosi, Luciano, Lansky, Adonis ricevettero una immunità, in cambio di informazioni sulla Sicilia: la postazioni militari, la mappa dei fondali e delle coste, una serie di indirizzi di persone, in Sicilia e in Italia, "fidate", cui appoggiarsi in caso di sbarco.
L'OSS, il cui capo era Donovan William, creò una sezione Italia, con a capo Earl Brennan. Si mise in contatto anche con esponenti del MIS (Movimento Indipendentista della Sicilia), tra cui Finocchiaro Aprile, Lucio Tasca il giudice Piazza. La rete del MIS era molto potente: legata alle logge massoniche (di antica tradizione in Sicilia e con stretti legami con la vecchia nobiltà inglese) da una parte e ai capi-mafia dall'altra, svolse un ruolo importante nel sobillare nei militari in Sicilia (il 75 % dei militari che dovevano difendere le coste della Sicilia era siciliano) sentimenti antifascisti ("questa è una guerra fascista, non siciliana"). I militari, ma anche la popolazione erano duramente provati da 3 anni di guerra.
Nel libro si parla anche del compormanto dei vertici militari: a cominciare dal re (scritto volutamente con la minuscola) Vittorio Emanuele III, che all'inizio della guerra lasciò parte dei suoi investimenti in una banca inglese. A differenza degli altri beni italiani, questi denari non furono confiscati, ma confluirono nel "Prestito della Vittoria", acceso dal governo di Sua Maestà, per sconfiggere i nemici, tra cui l'Italia stessa.
I vertici della marina vengono accusati di alto tradimento: la marina era sempre stata ostile al governo fascista (a differenza dell'aviazione e, in parte dell'esercito): molti ammiragli erano legati a logge massoniche, avevano contatti con alti ufficiali inglesi, avevano mogli inglesi o americane. Questi avevano deciso che il modo migliore per sconfiggere il fascismo era sabotare segretamente la sua guerra: le stesse idee che avrebbero portato un qualsiasi soldato alla corte marziale, furono la base del comportamento ambiguo dei nostri ammiragli: amm. Maugeri (del servizio segreto navale), amm. Sansonetti (capo di S.M.).
Questi discutibili legami crearono dei dubbi sulla fedeltà della marina alla guerra: a cominciare dalle spiate che permisero l'affondamento di molti mercantili nel mediterraneo destinati al trasposto di armi per le truppe d'Africa (e di conseguenza alla morte di molti marinai italiani). Per proseguire dalla mancata invasione di Malta, per finire al comportamento durante l'invasione: la quarta potenza navale al mondo, lasciò gran parte delle sue navi a La Spezia, senza contrastare le navi alleate.
Una "generazione sfortunata" si trovò a combattere una guerra, senza alcuna preparazione senza materiali a sufficianza, che veniva sabotata direttamente dall'alto: mentre i militari combattevano e morivano in Tunisia, in Sicilia e, prima ancora in Russia, a El-Alamein, il re, Badoglio i Capi di S.M delle forze armate avevano già deciso per la resa, preoccupandosi solo di salvare la propria persona e i propri interessi. Per poi sfuggire dinanzi alle responsabilità.
La campagna di Sicilia portò a 5000 morti italiani, contro i 2900 americani e 2700 appartenenti al Commonwealth. Non  furono numeri da carneficina (per fortuna): i tedeschi desideravano solo guadagnare tempo; gli alleati avevano una tale superiorità da non voler rischirare troppo; gli italiani erano già proiettati per l'ennesimo valzer di casa Savoia. Tra i ragazzi della generazione sfortunata, a morire furono quelli tennero la divisa buttata dai più, che ubbidirono agli ordini ai quali molti si sottrassero, che decisero di compiere il loro dovere senza se e senza ma.

Post giugno 2004.
link su ibs.

Nessun commento:

Posta un commento